La meraviglia che resiste alla censura
La meraviglia che resiste alla censura
Nel giro di poche ore lo splendido autoscatto di Anastasia Chernyavsky ha fatto il giro del web come “la foto censurata da Facebook” – guadagnandosi, come spesso accade nel mondo dell’arte quando si ha a che fare con qualcosa che viene considerato “scabroso” una grande fama in pochissimo tempo. Tutti noi sappiamo che la censura è un controllo che viene applicato da un’autorità che opera da filtro e sceglie al posto nostro cosa possiamo o non possiamo vedere, leggere, ascoltare e capire.
A prescindere dal fatto che sarebbe in questo caso assai interessante riflettere su “chi” sia questa autorità che si esercita attraverso le maglie del più controverso dei mondi attuali, cioè quello dei social network, una domanda sorge spontanea: che bisogno c’era di censurare lo splendore emanato da questa foto? C’è chi ha opposto resistenza alla sua pubblicazione affermando che i corpi nudi di due bambini e di una donna non sono qualcosa che tutti desiderano vedere e che d’altra parte possono andare a risvegliare forme latenti di pedofilia in alcuni individui. Ma davvero vogliamo crederci? C’è chi ha detto che il luogo adatto ad uno scatto di questo genere sarebbe lo spazio chiuso di una galleria d’arte – dove si paga un biglietto per scegliere consapevolmente di vederlo – e non invece lo spazio aperto del web.
Ad una mostra si, sul web no perché qualcuno potrebbe “inciamparvi” casualmente e la sua sensibilità potrebbe esserne irrimediabilmente urtata. Una foto troppo forte da essere digerita: ecco dunque la diagnosi definitiva, davanti alla quale abbiamo il sacrosanto diritto di sentirci disorientati. Disorientati, sì, perché siamo costantemente bombardati – anche e soprattutto nel regno di Zuckeberg – da immagini di corpi nudi o seminudi in pose che sono oggettivamente (e lo dico senza moralismi) volgari: la famosa “farfallina” di Belen, i seni di Sara Tommasi, e potremmo aggiungerne ancora una infinità.
Nessuno ci chiede se vogliamo o non vogliamo vedere queste immagini; le guardiamo e basta, ci capitano addosso e ormai ci siamo così tanto abituati a questi corpi in posa, a questi corpi artificiali che non siamo più in grado di considerare la bellezza e la potenza della cosa più naturale che esista: di un corpo naturalmente nudo di una madre con il seno sporco di latte e i suoi due bambini che la abbracciano. Ma per fortuna una delle mille facce del web è l’incontrollabilità di uno spazio infinitamente aperto che permette alla meraviglia e allo splendore di trovare sempre nuove strade per resistere alla censura.
Arianna Marchente
Tratto da BULB! Pensieri colorati d'oriental zaffiro
Leggi l’intervista alla fotografa Anastasia Chernyavsky, che ci racconta i retroscena dello scatto censurato da Facebook su http://buulb.com/2013/06/09/la-meraviglia-che-resiste-alla-censura/
20 giugno 2013